Uno studio KPMG evidenzia come, in soli 9 mesi, la pandemia abbia stravolto le priorità di CEO e decision maker in tutto il mondo, mettendo al centro anche
Il talento al primo posto: sembra lo slogan di un’agenzia per il lavoro, invece è il principale fattore emerso dal CEO Outlook 2020, una ricerca KPMG che ha coinvolto 315 leader di 11 aree geografiche e 11 industry.E se già eravamo abituati a definire “competitiva” l’arena in cui si giocava la partita del talento, i recruiter si troveranno oggi a fare i conti con un mondo governato dall’incertezza, governando metodi di selezione e processi senza precedenti.
Talent acquisition e retention al primo posto
La mancanza di talenti adeguati a supportare la crescita del business è infatti indicata al primo posto dei fattori di rischio dal 21% dei manager intervistati. Segue al secondo posto la supply chain, poi il ritorno di nazionalismi e protezionismi e il rischio climatico-ambientale (che nel sondaggio di gennaio rappresentava la prima delle priorità).È proprio questo a stupire di più: non tanto il dato in sé, ma come si sia evoluto in un tempo così breve e in modo così repentino.
This crisis has accelerated strategies that were already in place around digital transformation and social responsibility. However, in other areas planning for the future is a lot harder, particularly thinking about future ways of working and problem solving. So it’s perhaps no surprise that CEOs are focused on the importance of talent to sustain and grow any future business.Bill Thomas, Global Chairman and CEO, KPMG

Come il Covid ha rimesso il talento al centro dell’agenda
La pandemia che stiamo vivendo ha sconvolto l’aspetto dei nostri mercati e delle nostre organizzazioni. Quel che è più, è che ci ha abituato a vivere e lavorare in un mondo volatile e incerto. Così, in uno scenario globale in cui i manager sono concentrati a riconoscere e sfruttare opportunità prima inesistenti, la battaglia del talento si gioca su alcuni dubbi fondamentali che accomunano tutti.
- Come posso assicurarmi che i miei talenti siano messi nelle condizioni di lavoro migliori possibili?
- Come posso evitare che competitor diretti e indiretti attirino i candidati di cui io ho bisogno?
- Come faccio ad attrarre i talenti più in linea con le mie esigenze, con processi di selezione interamente a distanza?
- Quanto posso affidarmi ai talent pool globali, considerando la chiusura dei confini e la difficoltà negli spostamenti internazionali?
- Di quali core skill – soft e hard – avrà bisogno il mio business per crescere nel futuro?
- E se arriva un nuovo lockdown?
Il purpose, una bussola nel mare aperto dell’incertezza
Non solo talento. Diversi sono i key findings individuati dallo studio di KPMG in altre aree. Uno su tutti, la crescita di un elemento come il purpose. Quasi 4 manager su 5 (il 79%) tra quelli intervistati dalla società di consulenza, hanno dichiarato di avvertire una connessione emozionale maggiore con il purpose della propria azienda dall’inizio della crisi.
La stessa percentuale dichiara di aver rivalutato l’importanza di questo elemento per rivolgersi ai propri stakeholder interni ed esterni, mentre il 77% dei CEO ha dichiarato che il purpose della propria azienda ha permesso di avere una maggior comprensione di ciò che è necessario per rispondere alle necessità di impiegati, clienti, partner e delle comunità. La stessa percentuale di intervistati ha dichiarato che il purpose è stato l’elemento chiave nello sviluppare un chiaro approccio decisionale alle questioni legate al Covid-19.Insomma, il purpose è diventato in soli 9 mesi una vera e propria bussola per la maggior parte dei decision maker per indirizzare la crescita del business, trovare e raccogliere nuove opportunità, rispondere alla mutate e mutevoli esigenze degli stakeholder.
