I vecchi paradigmi della ricerca del lavoro sono cambiati: non basta scrivere un buon cv per sperare nel buon esito di una selezione. Ecco il ruolo del job seeker nel recruiting ed i fattori che fanno la differenza.
Il job seeker: la consapevolezza della candidatura
La ricerca di un posto di lavoro è spesso un’attività molto impegnativa e fonte di stress, che richiede molte energie e determinazione per ottenere la posizione desiderata: ma negli ultimi anni stiamo assistendo ad un cambiamento nel ruolo del job seeker, divenuto elemento centrale nel processo di recruiting. Come mai? Possiamo affermare con sicurezza che la ricerca di un posto di lavoro abbia trasformato il ruolo del job seeker da uno quasi passivo, consistente nella ricerca di annunci di lavoro e nell’invio di cv con la speranza di essere contattati da un recruiter, ad un ruolo molto più consapevole ed attivo, grazie ai canali social ed alla crescente importanza della digital reputation nei processi di recruiting.
I job seeker e la digital reputation
Il fenomeno della digitalizzazione e l’avvento dei social media hanno contribuito in maniera cruciale a ridimensionare il ruolo del job seeker e la sua importanza nel successo dei processi di recruitment: soprattutto le generazioni più giovani, Millennials e GenZ in testa, native digitali, sono consapevoli della loro digital reputation e del ruolo dei canali social (soprattutto LinkedIn) nel divulgare contenuti che danno al recruiter importanti informazioni per conoscere interessi, attitudini e vocazioni alla ricerca del candidato ideale per la propria azienda.
Il social recruiting è di fatto una preziosa opportunità sia per i recruiter, che possono cercare talenti in un ampissimo bacino di profili e di potenziali candidati “passivi”, ma anche e soprattutto per i job seeker che hanno la possibilità di farsi conoscere direttamente dalle aziende, mettendo in evidenza le loro competenze e pubblicazioni ed offrendo una panoramica più completa del proprio profilo per essere valutati con oggettività. Tuttavia, proprio per le caratteristiche di immediatezza e di permanenza delle informazioni in rete, i canali social non sono privi di insidie: è necessario farne un uso responsabile e intelligente, per non rischiare di auto-sabotare le proprie candidature trascurando il personal branding.
La preparazione alla job search: job seeker si diventa
Intraprendere la ricerca di un nuovo lavoro, o del primo posto di lavoro, non è impresa facile: si potrebbe pensare che con l’uso dei media digitali possa bastare un bel profilo social per attrarre un recruiter ed arrivare ad ottenere un colloquio.
In realtà il job seeker, come evidenziato da questo articolo uscito su Harvard Business Review, ha davanti una sfida ardua, ma gestibile con le giuste accortezze: vediamo quali.
Innanzitutto è opportuno che il job seeker si soffermi a valutare con oggettività le proprie esperienze e competenze acquisite, mettendo in luce i punti di forza e cercando di analizzare i difetti: il tutto cercando di offrire un’immagine di sé che sia più autentica e trasparente possibile. È importante valutare soprattutto le soft skills: si tratta delle abilità innate legate alla capacità di relazionarsi con gli altri, alla facilità nel risolvere problemi, alle dinamiche legate al comportamento sociale delle persone che sono divenute sempre più significative agli occhi dei recruiter per individuare i candidati migliori.
Un altro elemento importante da considerare è che i job seeker spesso si muovono attivamente seguendo e interagendo via social con le aziende che si sentono più affini in termini di etica, principi e obiettivi: l’attenzione alla sostenibilità o l’impegno in termini di Corporate Social Responsibility sono fattori di Employer Branding molto efficaci nell’attrarre talenti di valore.
È utile anche fare una valutazione di come siano cambiati i processi di recruiting nell’era del digitale e dell’intelligenza artificiale: il “colloquio”, così come tradizionalmente inteso, non avviene quasi più, sostituito da video-call da remoto, grazie all’uso di tecnologie avanzate che permettono di limitare gli spostamenti, risparmiando tempo e risorse, a beneficio di tutti. Le modalità stesse del recruiting sono state ripensate, e con esse l’approccio dei job seeker alle logiche della ricerca di un nuovo lavoro. Molto spetto infatti le HR, durante le fasi di selezione, per valutare in maniera più oggettiva possibile le soft skills e le competenze tecniche dei candidati, propongono loro dei digital assesment, che comprendono challenge, quiz, contenuti video e audio, ispirandosi alle tecniche di gamification ed applicandole al recruiting.
Job seeker e recruiter devono essere pront* a vivere la candidatura come un’esperienza a 360°, immersiva e irripetibile, che permetta di “sentire” lo spirito che muove l’azienda, comprenderne le dinamiche organizzative e i valori fondanti, capire se quel determinato annuncio rappresenti esattamente il posto di lavoro ideale nell’azienda dei propri sogni. È per questo che la candidate experience costituisce un elemento fondamentale da implementare per attrarre talenti ed allo stesso tempo promuovere al meglio la Corporate Image, in chiave di digital Employer Branding.
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