Quando sostenibilità è valore condiviso per noi e per gli altri: la PeopleAbility

To me, a leader is someone who holds her or himself accountable for finding potential in people and processes. And so what I think is really important is sustainability”.Brené Browne, ricercatrice, professoressa, autrice di libri e podcast, TED Talk speakerNel recente articolo su Anticipate Change abbiamo condiviso come, fra le qualità principali da mettere in campo oggi, ci sia proprio la capacità di ascoltare.

Ricostruire un coro di voci umane perso nel silenzio delle nostre case, delle nostre città svuotate di socialità, di vita condivisa, di aria fresca. Ogni frammento della nostra quotidianità è uscito stravolto da questo periodo. E il lavoro è al centro di tutto questo: tra la crisi delle aziende, uno smart working poco smart, i dibattiti e le polemiche su un “telelavoro forzato”.Negli ultimi giorni, grazie a condivisioni con Direttori HR nel panel organizzato con Comunicazione Italiana, ho avuto modo di fare alcune riflessioni su un concetto che, come e più di altri, ha molto a che fare con l’ascolto: Il concetto di sostenibilità.

Spesso, quando se ne parla lo facciamo in relazione al business, alla riduzione delle sue esternalità negative nei confronti della Società, alla diffusione di pratiche etiche e virtuose.Oggi il tema della sostenibilità ha bisogno di essere rimesso a fuoco, in un cambio di prospettiva che consenta di ascoltare veramente le persone.

Una sostenibilità che includa anche le dinamiche della relazione umana.Vi sembra un concetto degno di nota? Allora perché non trovargli un nome?

Chiamiamolo PeopleAbility: a sustainability for people o in altre parole the ability of the people in this new era.

Il tema della sostenibilità così concepito è ancora lontano dall’essere maturo, perché fortemente legato, nella concezione più diffusa, alla prospettiva bidimensionale che spinge aziende, professionisti e consumatori ad associarlo all’etichetta “ambiente”.Nella survey del 2019 condotta da EMG Acqua Group, che si può scaricare a questo link, solo il 45% delle persone in Italia ha sentito parlare di sostenibilità, e nella quasi totalità dei casi si tratta esclusivamente di sostenibilità ambientale. Solo il 17,2% delle persone ha sentito parlare di sostenibilità sociale e il 16,5% di sostenibilità economica.

Eppure, di sostenibilità c’è voglia, se il 32,9% degli intervistati dallo stesso report giudica insufficiente (con voto da 1 a 5 su 10) la propensione all’adozione di processi sostenibili all’interno delle aziende italiane.

Andiamo indietro di una battuta su questo pentagramma che stiamo scrivendo insieme.

Gli stravolgimenti che abbiamo vissuto negli ultimi mesi ci impongono di costruire un nuovo framework organizzativo che entri in ascolto di tutti: dipendenti, candidati, clienti, partner, insomma tutte le persone che fanno parte di una azienda, di una Società.Perché quando parliamo di organizzazioni, di società, parliamo di comunità di persone, di reti fatte di nodi in cui ciascuno ha un suo ruolo, di relazioni sociali appunto, prima che di produttività quindi di scopo, di purpose.In “People, Power, and Profits”, Joseph Stiglitz ci mostra un sistema economico capitalistico e individua azioni e comportamenti da mettere in atto per un cambio di rotta.

Prendere coscienza di questa dimensione e rimetterla non al centro, ma in cima alla lista delle priorità, nella sua dimensione umana e quotidiana, fatta di stile di vita e di benessere, fatta di emozioni e di relazioni, è ciò che può fare la differenza tra “fare del bene” e “nuocere alla salute”. È la vera sostenibilità della comunità-azienda, ed è un preciso dovere delle organizzazioni e dei propri leader.

Ripartire dalla rete di relazioni, ascoltare e ascoltarsi e aiutare a ricostruire, a cominciare dal caffè del mattino, dalle abitudini di tutti i giorni, dalla continua ricerca dell’equilibrio. Dalla vita nella sua pienezza.

Ripartire da questa sostenibilità che è crescita umana rispetto a un focus solamente centrato su una crescita di produttività – un concetto che oggi suona come un’eco di un’altra epoca – e pensare al benessere o al meglioessere: il better-being.
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